La classificazione varietale dell'uva da tavola è molto ampia. I 50.000 ettari che il nostro Paese dedica a questa coltivazione riescono a fornire uve da maggio a dicembre/gennaio, con semi o senza (specie apirene), bianche, rosse e nere. I fattori che influenzano la produzione di una varietà a scapito di un'altra possono variare, a livello territoriale, per le condizioni ambientali e climatiche; a livello globale, per le differenti richieste del mercato. Quest'ultimo fattore è assolutamente decisivo nell'individuazione delle tempistiche di raccolta (in alcuni mercati nordici è richiesta maggiormente un'uva dal gusto acerbo, a differenza di quello che succede in Italia) e nella selezione genetica delle varietà da commercializzare. A proposito dell'applicazione delle scienze al campo della viticultura, possiamo citare il caso dell'uva Italia: questa varietà, leader per consumo e produzione in Italia, nasce solo nel 1911 grazie agli studi del Prof. Alberto Pirovano.
Le esigenze dell'odierno mercato ortofrutticolo hanno portato a ulteriori distinzioni che rispondono alle disparate necessità dei consumatori. Le uve senza semi, quelle provenienti da coltivazioni biologiche, quelle di origine controllata o protetta: tutte queste varietà concorrono ad arricchire le già numerose caratteristiche di quel frutto che continuiamo a chiamare semplicemente uva. Per tentare di mettere un po' d'ordine in questo mare magnum di prodotti diversi, divideremo le uve in tre macro-raggruppamenti in base al colore e in due sottogruppi in base alla presenza dei semi
Campagna finanziata con l'aiuto della Comunità Europea
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